giovedì 6 ottobre 2011

R.I.P. Steve Jobs 1955-2011


Mi piace ricordare così l'uomo che ha "inventato" il futuro, senza aggiungere altro. Da quando avevo 15 anni ho sempre lavorato con computer Apple, ho cominciato sul suo primo Mac e oggi sono uno dei milioni di possessori di Iphone 4. Grazie Steve, per le idee e per come hai modificato la nostra vita, che la morte non cancelli i tuoi sogni..


Sono onorato di trovarmi qui oggi insieme a voi per la cerimonia di consegna dei diplomi di laurea in una delle più prestigiose università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dire il vero non sono mai stato vicino al diploma di laurea come in questo momento. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui. Niente di eccezionale. Solo tre storie personali.

La prima storia parla di come magicamente si compongono le tessere di un mosaico. Abbandonai il Reed College dopo sei mesi, ma continuai a frequentare l'università più o meno per altri 18 mesi. Ma allora perché avevo deciso di abbandonare gli studi? Tutto cominciò ancor prima che nascessi. Mia madre biologica era una ragazza madre laureata e decise di darmi in adozione. Era comunque decisa a fare in modo che venissi adottato da persone laureate e prese accordi affinché alla nascita mi adottassero un avvocato e sua moglie. Ma quando feci capolino su questa terra i miei potenziali genitori adottivi cambiarono idea e decisero che volevano una femminuccia. E così i miei genitori, che erano in lista d'attesa, ricevettero una telefonata nel cuore della notte: "C'è un neonato disponibile di sesso maschile, lo volete?". E loro risposero: "Certamente".
Quando la mia madre biologica venne a sapere che mia madre non si era mai laureata e che mio padre non aveva nemmeno finito la scuola superiore, si rifiutò di firmare i documenti per l'adozione e cedette solo qualche mese dopo quando i miei genitori le promisero che un giorno avrei frequentato l'università. E 17 anni dopo mi sono iscritto all'università.
Ma, ingenuamente, scelsi un'università che costava quasi quanto Stanford, tanto da prosciugare in tasse universitarie tutti i risparmi dei miei genitori che erano lavoratori di condizione modesta. Dopo sei mesi capii che non ne valeva la pena. Non avevo la più pallida idea di cosa avrei voluto fare nella vita e quindi non sapevo in che modo una laurea avrebbe potuto essermi di aiuto. E poi stavo dilapidando tutto il denaro messo da parte dei miei genitori in una vita di lavoro. Decisi così di abbandonare gli studi nella convinzione che comunque sarebbe andato tutto bene. All'epoca ebbi un po' di paura, ma a ripensarci è stata una delle decisioni migliori della mia vita. Nel momento stesso in cui decisi di abbandonare gli studi mi trovai in una condizione di assoluta libertà: non dovevo frequentare i corsi che non mi interessavano e potevo fare capolino nelle aule dove si tenevano lezioni che mi sembravano interessanti.

Il corso di calligrafia che cambia la vita - Non fu tutto così romantico. Non avevo più una mia stanza e così fui costretto a dormire per terra nelle stanze dei miei amici. Per comprare qualcosa da mangiare raccoglievo le bottiglie vuote di Coca Cola e le restituivo al deposito dove mi davano 5 centesimi per ogni vuoto e ogni domenica sera attraversavo a piedi la città per andare a consumare un pasto decente a sette miglia di distanza, nel tempio degli Hare Krishna.
Quella vita mi piaceva. Tutto ciò che imparai seguendo la curiosità e l'intuito si rivelò prezioso nella mia vita. Vi basti un esempio: all'epoca il Reed College offriva il miglior corso di calligrafia del Paese. Nel campus manifesti, avvisi, cartelloni erano scritti a mano con una calligrafia meravigliosa. Grazie al fatto che mi ero ritirato e non dovevo seguire un preciso piano di studi, decisi di seguire le lezioni di calligrafia per imparare a scrivere in quel modo. Imparai cosa era un carattere tracciato con grazia e uno sgraziato, imparai a variare la distanza tra i gruppi di lettere e capii cosa trasformava un lavoro tipografico in arte. Era una cosa bellissima, storica, artisticamente raffinata, di una raffinatezza che la scienza non riesce ad afferrare e trovai quel corso affascinante.
A quei tempi non pensavo che queste cose potessero avere una qualche utilità pratica nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando eravamo impegnati nella progettazione del primo computer Macintosh, mi resi conto che nella vita tutto serve.E tutte quelle cose che avevamo imparato finirono nella progettazione del Mac. È stato il primo computer con caratteri graficamente molto belli.
Se non avessi mai seguito quel corso all'università il Mac non avrebbe avuto tutti quei caratteri così belli e distanziati in maniera proporzionata. E dal momento che Windows ha copiato Mac, possiamo dire che queste caratteristiche grafiche non le avrebbe avute nessun pc.
Se non avessi deciso di abbandonare gli studi non avrei mai frequentato il corso di calligrafia e i computer oggi non avrebbero le stupende caratteristiche grafiche che hanno. Ovviamente quando ero all'università era impossibile capire come si sarebbero disposte in futuro le tessere del mosaico. Ma tutto mi apparve chiarissimo dieci anni dopo quando ripensai a quell'esperienza al college.
Il modo in cui si dispongono le tessere dando forma al mosaico della nostra esistenza non si può prevedere, si può capire solo a posteriori. Bisogna avere fiducia, credere che in futuro ogni tessera andrà al suo posto. Bisogna credere in qualcosa - il proprio coraggio, il destino, la vita, il karma, qualunque cosa. È un atteggiamento che mi ha sempre accompagnato e che è stato decisivo nella mia vita.

La seconda storia riguarda l'amore e la perdita. Sono stato fortunato - ho trovato ciò che ho amato quando ero molto giovane. Io e Woz creammo Apple nel garage dei miei quando avevo 20 anni. Lavorammo sodo e nel giro di dieci anni Apple divenne un'azienda da 2 miliardi di dollari con oltre 4000 dipendenti. Avevamomessosulmercatolanostrapiù importante creazione - il Macintosh - un anno prima. Avevo appena compiuto 30 anni. Proprio quell'anno fui licenziato. Come si può essere licenziati da una azienda che hai fondato? Semplice: quando Apple cominciò a crescere assunsi una persona che, a mio giudizio, aveva tutte le capacità per gestire l'azienda insieme a me e per un anno circa le cose andarono bene. Poi cominciammo ad avere idee divergenti sul futuro e si creò una situazione insostenibile. Il consiglio di amministrazione si schierò dalla sua parte. Così, a 30 anni, fui messo alla porta. E in maniera molto plateale. Tutto quello che contava nella mia vita era scomparso. Fu un'esperienza tremenda.
Per qualche mese non seppi cosa fare. Mi sentivo come uno che ha tradito la propria generazione di imprenditori, uno che in questa staffetta aveva lasciato cadere a terra il testimone ricevuto da altri. Vidi David Packard e Bob Noyce e mi scusai per quello che avevo combinato. Il mio fallimento era sotto gli occhi di tutti e pensai persino di cambiare aria, di andarmene da Silicon Valley.

Ma lentamente un pensiero cominciò a farsi strada dentro di me - amavo ancora il mio lavoro. Quello che era successo alla Apple non aveva modificato questa realtà. Ero stato respinto, ma ero ancora innamorato.E così decisi di ricominciare. Allora non ero in grado di capirlo, ma essere stato licenziato dalla Apple fu la cosa migliore che potesse capitarmi. Alla pesantezza del successo subentrò la leggerezza di essere nuovamente un principiante, uno che non ha certezze. Grazie a questo iniziò per me uno dei periodi più creativi della mia vita.
Nei cinque anni che seguirono fondai una società chiamata Next, un'altra azienda di nome Pixar e mi innamorai di una donna straordinaria che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film d'animazione interamente realizzato al computer, Toy Story, e oggi è leader mondiale nel settore del cinema di animazione. In maniera persino sorprendente la Apple acquistò la Next. Io tornai alla Apple, la tecnologia sviluppata alla Next è il cuore dell'attuale rinascimento della Apple. E Laurene ed io abbiamo una famiglia meravigliosa.

Non accontentarsi e cercare - Sono certo che nulla di tutto questo sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. È stata una medicina dal sapore amaro, ma credo che il paziente ne avesse bisogno. Talvolta la vita ti colpisce con una bastonata. Non scoraggiatevi. Sono convinto che la forza di andare avanti mi è venuta dal fatto che amavo quello che facevo. Dovete scoprire cosa amate. E questo vale per il lavoro e per la vita personale.
Il lavoro occuperà gran parte della vostra vita e per essere veramente soddisfatti dovete fare qualcosa di veramente buono. E per fare qualcosa di veramente buono dovete amare quello che fate. Se non l'avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi.Come capita sempre nelle   faccende di cuore, quando avrete trovato ciò che amate ve ne accorgerete immediatamente. E come capita nei rapporti profondi, le cose col passare degli anni non fanno che migliorare. Quindi continuate a cercare finché non troverete quello che cercate. Non accontentatevi.

La terza storia riguarda la morte. A 17 anni mi capitò di leggere una frase che diceva più o meno: "Se vivrete ogni giorno come se fosse l'ultimo , un giorno sicuramente avrete avuto ragione". Questa frase mi colpì e da allora, negli ultimi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che mi accingo a fare?". E quando la risposta è stata "no" per troppi giorni di seguito, ho sempre capito che dovevo cambiare qualcosa.
Ricordare che presto morirò è stato lo strumento che più di ogni altro mi ha aiutato a fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - le aspettative, l'orgoglio, la paura di fallire - scompare rispetto alla morte lasciando solo ciò che veramente conta. Ricordare che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare la trappola di pensare che abbiamo qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione di non seguire il proprio cuore.

La diagnosi del tumore - Circa un anno fa mi hanno diagnosticato un tumore. Alle 7.30 del mattino mi hanno fatto una Tac che ha chiaramente evidenziato un tumore al pancreas. Non sapevo nemmeno cosa fosse il pancreas. I medici mi dissero che si trattava di un tipo di tumore generalmente incurabile e che mi restavano dai tre ai sei mesi di vita. Il mio medico mi consigliò di tornare a casa e di sistemare tutte le mie cose. Che è il modo in cui i medici ti dicono che devi prepararti a morire.In poche parole significa dire ai propri figli in pochi mesi tutto quello che pensavi di poter dire loro nei dieci anni seguenti. Significa lasciare le cose in modo da non creare problemi alla tua famiglia. Significa dire addio a un po' di gente.
Quella diagnosi mi ha accompagnato tutti i giorni. Quello stesso giorno, verso sera, mi fecero una biopsia. Mi infilarono un endoscopio in gola, giù fino allo stomaco e all'intestino e con un ago prelevarono alcune cellule tumorali dal pancreas.Io ero sotto anestesia, ma mia moglie mi disse che quando guardarono le cellule al microscopio i medici scoppiarono a piangere perché si trattava di una forma rarissima di cancro che si poteva curare con un intervento chirurgico. Mi hanno operato e ora sto bene.
Non sono mai andato più vicino alla morte e spero che non mi capiti di nuovo almeno per qualche decina di anni. Proprio perché sono sopravvissuto a questa esperienza credo di potervi dire quello che sto per dirvi con maggiore convinzione di quella che avevo quando la morte era un concetto puramente astratto: nessuno vuole morire. Nemmeno quelli che desiderano andare in paradiso vogliono morire.
Eppure la morte è la nostra comune destinazione, nessuno è mai sfuggito. Ed è così che deve essere perché la Morte è la più geniale invenzione della Vita. È il fattore di cambiamento della Vita.Spazza via il vecchio per far posto al nuovo.Ora il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano poco alla v

sabato 3 settembre 2011

Dabda. Le cinque fasi del dolore


Oggi più che mai nelle altre epoche storiche l'economia è strettamente collegata alla nostra vita e quei numeri lontani e incomprensibili per molti di noi che scorrono su grafici e tabelloni, sono indissolubilmente legati alla nostra vita. Questo non significva che ognuno di noi deve diventare un provetto trader, ma rendersi conto che se il FTSMIB o chi per lui registra valori negativi, non sono 4 "poveri" ricchi a farne le spese, ma tutti noi, legati ormai in un'intreccio sempre più stretto a tutte le economie globali.
Oriente, Europa e America, questa classificazione, non è in base ad una scelta di natura politica o economica, ma è stata fatta dall'alba dei tempi quando il nostro pianeta decise il suo senso di rotazione e creò il fuso orario tracciando in modo indelebile la nostra vita, stabilendo gli orari di apertura delle varie borse e collegando l'economia globale. Si può dire che sia il Sole nella sua magnificenza a portare con se l'economia da oriente a occidente. Ma quale sarà il futuro?
Oggi il mondo è diviso in 3 parti Cina, Giappone (ed economie emergenti), America ed Europa, chissà forse assisteremo ad un'ulteriore unione, del resto 150 anni fa, quando l' Italia si unificava chi avrebbe immaginato l'Europa sotto la stessa moneta, il prossimo passo potrebbe essere un'oriente unito, sotto il segno della Cina, dove gli acerrimi nemici-amici (Giappone e Cina) si uniranno, ponendosi al vertice del mondo economico, forse Wall-Street diventerà una piazza "secondaria", o forse il futuro non sarà solo un pacifico cambio di posti nelle scalate economiche. Qualsiasi cosa succeda riguarderà tutti noi indistintamente.

Vi lascio a quest'articolo che trovo interessantissimo in fondo troverete il link al sito ufficiale.



"Nel 1969 la psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross pubblicò in America il suo famosissimo On Death and Dying. Dopo avere studiato e intervistato 500 malati terminali elaborò un modello, conosciuto con l’acronimo di Dabda, che sintetizza la successione dei comportamenti e degli stati d’animo di fronte al profilarsi della fine.
Dabda sta per Denial, Anger, Bargaining, Depression e Acceptance. Si inizia con il negare il problema (“Non può essere, sto benissimo”), poi scoppia la rabbia (“Non è giusto”). Segue la contrattazione (“Adesso faccio il bravo, mi curo e guadagno tempo”). A queste fasi fortemente emotive subentra la depressione (“Non c’è niente da fare”) che lascia il posto, dopo una lunga elaborazione, all’accettazione. Il Dabda si applica a ogni forma di perdita irreversibile e catastrofica di qualcosa di caro. Si pensi a una perdita di status e di ricchezza oppure, caso ancora più interessante, al processo di disintossicazione da droghe o da comportamenti compulsivi.
Elisabeth Kubler-Ross (1926-2004).
Il Dabda è da 40 anni il paradigma di consenso in campo medico, ma i mercati finanziari non lo hanno ancora adottato. Vedono profilarsi la fine del modello “welfare e debito” che ha caratterizzato gli ultimi 40 anni negli Stati Uniti e in Europa occidentale e la vivono come l’inizio di un processo distruttivo di rottura progressiva del patto sociale, rovina economica, deriva populista, guerra civile e tirannide. I mercati adottano cioè, più o meno consapevolmente, lo schema degli anni Venti e Trenta. Dimenticano che, a quel tempo, le masse erano state nazionalizzate e avevano imparato a organizzarsi negli eserciti della Grande Guerra, mentre oggi sono atomizzate e disperse. L’età media, a quel tempo, era la metà di oggi e il sangue ribolliva il doppio. Lo stock di ricchezza era più basso, gli ammortizzatori non esistevano e la disoccupazione era molto più alta. La Grecia è il paese che aveva adottato più di tutti il modello “welfare e debito”. Quando il modello è entrato in crisi ed è iniziato il doloroso processo di disintossicazione i mercati hanno visto nelle manifestazioni in Piazza della Costituzione e negli scontri davanti al parlamento l’inizio della guerra civile. In realtà la fase della rabbia è durata pochi mesi, le manifestazioni sono state sempre meno imponenti e poi sono cessate. Riprenderanno, certo, in parallelo alle privatizzazioni, ma saranno probabilmente sempre più frammentate. Il grosso della società greca si inabissa nel privato, riscopre l’orto nella casetta di campagna, taglia le spese e si adatta. Con il Pil ancora in discesa, dopo 18 mesi dallo scoppio della crisi la Grecia sta già entrando nella fase di depressione e, in alcuni settori, perfino di accettazione. Ad Atene governano ancora i socialisti di Papandreou, non i Trenta Tiranni. La Spagna degli indignados appare in superficie nella fase della rabbia, ma i tre quarti degli spagnoli si apprestano a votare per il Partito Socialista, che ha gestito la crisi con una certa abilità, o per il Partito Popolare, che propone ancora più rigore. Non si vedono derive populiste o autoritarie. La disintossicazione spagnola è graduale e ordinata. L’Italia è uscita dalla fase della negazione (noi non siamo tra i Pigs) e sta entrando in quella della rabbia. Dopo le manovre avremo bisogno di rattoppi continui, perché i mercati non daranno tregua finché dalla Germania li si lascerà fare. In fondo, i più convinti che ce la possiamo fare da soli (o con qualche aiuto temporaneo da parte della Bce) sono proprio i tedeschi.
Gli Stati Uniti sono ancora nella fase di negazione. Il mondo è il loro pusher. Possono continuare a indebitarsi quanto vogliono. La negazione, si noti, non è in questo caso l’assenza di consapevolezza del problema, ma la mancanza del senso di urgenza. Gli Stati Uniti si sono riempiti la casa di libri di diete di ottima qualità (le varie commissioni bipartisan sul debito hanno lavorato molto bene) e si sono messi a posto la coscienza leggendoli con attenzione. Essendo rimasto un po’ di senso di colpa hanno deciso di tagliare progressivamente la frutta e la verdura, continuando a mangiare i dolci e le patate fritte. Lo psicodramma di agosto sul debito (e quello che forse vivremo verso fine anno) non ha ridotto di un grammo il consumo di grassi a lenta accumulazione (pensioni, sanità e spesa militare) e ha tagliato gli integratori alimentari e le vitamine, quelle spese discrezionali certamente discutibili, ma che ridotte adesso deprimono un’economia già fragile. Per fortuna qualcuno (i baltici, l’Europa centrale e balcanica) ha già completato il ciclo di disintossicazione, dimostrando che è possibile uscirne vivi senza bisogno di soluzioni autoritarie. E’ significativo che siano i più poveri ad essersi adattati più in fretta. L’Irlanda, che non è così ricca neanche lei, è già molto avanti. Quello che questi paesi hanno in comune è la flessibilità dei fattori da una parte e un minimo di coesione nazionale dall’altra. E’ paradossale, ma flessibilità e coesione sono anche il frutto, in Europa orientale, di 45 anni di occupazione sovietica che hanno tenuto vivo il nazionalismo locale ed esaltato l’arte di arrangiarsi in circostanze difficili. L’Irlanda, dal canto suo, è flessibile da sempre. La sua popolazione si dimezza o raddoppia due o tre volte al secolo (oggi è la metà di 170 anni fa). La sua emigrazione (come quella polacca in Inghilterra negli anni scorsi, ora rientrata in patria quasi tutta) è considerata una risorsa e non ci si straccia le vesti per i laureati che vanno all’estero. I mercati, che ancora in primavera scontavano una lunga fase di rabbia sociale e il ripudio finale del debito, si sono messi a comprare governativi irlandesi con una certa convinzione.
Insomma, in fondo al Dabda non c’è la fine di tutte le cose ma una possibilità di rinascita. Fuori da questa grande clinica di disintossicazione che è diventato il mondo occidentale è rimasta in pratica solo la Germania. I mercati non smettono un minuto di pensare che i tedeschi non ne possano più e non vedano l’ora di uscirsene dall’euro con gli amici olandesi e finlandesi. Forse, ma adesso proprio no, sarebbe il momento peggiore. Il boom tedesco negli ultimi mesi ha visto anche una ripresa dei consumi interni, ma è stato trainato come al solito dalle esportazioni, in particolare verso l’Asia. Ora l’export rallenta e la Germania si scopre vulnerabile. La crescita era già prevista dalla Bundesbank in rallentamento, ma un conto sono le stime e un altro la realtà che si presenta all’improvviso. Solo un tedesco matto uscirebbe dall’euro in questo momento. Immaginiamo un neomarco a 1.75 contro dollaro che deve competere con una neolira a 1.15. Si accusa sempre la Merkel di pensare troppo alle elezioni e poi si immagina che voglia sfasciare l’euro e andare al voto con il paese in piena recessione. In realtà non solo la Germania non vuole uscire, ma non vuole nemmeno che esca l’Italia. Meglio chiudere un occhio sulla Bce che compra i Btp, facendo votare contro il rappresentante tedesco per farlo vedere agli elettori, sapendo benissimo che il consiglio avrebbe approvato comunque. Senza considerare che sarebbe pericoloso per la Germania diventare troppo dipendente dalla Cina (che copia in fretta i treni e i pannelli solari tedeschi e un giorno venderà i suoi da noi) e rinunciare al cortile di casa europeo. Si è parlato molto di Europa perché siamo l’anello debole del mondo e i mercati non vedono l’ora di testare la Bce, in settembre e ottobre, sugli acquisti di titoli italiani. A chi è preoccupato che questi acquisti creino moneta e inflazione ricordiamo che la Bce compra in pratica titoli venduti dalle banche tedesche e francesi, che a loro volta depositano il ricavato presso la stessa Bce. Resta tutto in famiglia e (purtroppo) non esce niente a finanziare l’economia reale europea. In generale, il crash di agosto è stato così violento e ha scontato scenari così palesemente caricaturali (come una crisi finanziaria francese), che ora perfino i dati negativi relativi ad agosto fanno salire i mercati (anche perché sono alla fine molto meno pesanti di come si temeva).
L’SP 500 si avvia a recuperare metà di quanto ha perduto, prima di fermarsi e aspettare con ansia i dati di settembre. Il Dax, dal canto suo, ha recuperato solo il 15 per cento di quello che ha perduto. Chi è ottimista deve comprare il Dax, chi vuole stare più tranquillo l’SP. Feldstein dice che non siamo mai usciti dalla recessione (nel senso che il Pil americano è ancora oggi più basso che nel 2007). Roubini dice che ci stiamo entrando. A noi sembra che la partita sia ancora aperta e che si possa anche procedere a filo d’acqua, rimanendo comunque più sopra che sotto. I dati americani di luglio e agosto, a ben vedere, non sono né migliori né peggiori di quelli di 6 o di 12 mesi fa, il Brent è allo stesso livello di febbraio, quando eravamo tutti contenti. La Cina è ripiegata su se stessa come 6 o 12 mesi fa, ma continua a crescere e rivaluta, come le si era chiesto di fare. Il fabbisogno italiano, nonostante gli sforzi dei mercati per aumentare la spesa per gli interessi, è più basso, non più alto, di 6 o di 12 mesi fa. Le banche di tutto il mondo non stanno molto bene, ma hanno più capitale, più liquidità e meno leva di 6 o 12 mesi fa. Va benissimo essere nervosi e agitarsi, il mondo sta certamente per finire, ma non molto più di 6 o di 12 mesi fa".
da Il Rosso e Il Nero, settimanale di strategia di Alessandro Fugnoli per conto di Kairos Partners Sgr spa

venerdì 2 settembre 2011

Cosa riserverà il mercato agli investitori dopo il downgrade del debito Usa?


Riporto un'articolo interessante trovata su trendonline.it


"Al momento sono tre le preoccupazioni dominanti su entrambe le sponde dell’Atlantico: la crisi del debito sovrano in Europa, il downgrade di S&P del debito americano e le aspettative circa un terzo round di Quantitative Easing da parte della Fed qualora dovessero ulteriormente peggiorare i dati relativi all’economia a stelle e strisce.
L’insieme di questi tre mali ha contribuito a spingere l’oro sui massimi di tutti i tempi contro Dollaro Usa, Euro e Sterlina a causa dei timori degli investitori circa nuovi cali nei corsi delle tre monete più scambiate al mondo. Iniziando ad analizzare la situazione riguardante la crisi del debito europeo, in gioco c’è niente di meno che la sopravvivenza della moneta unica in quanto il mercato teme che i progetto politico sottostante possa sfilacciarsi sotto i suoi occhi. Prepotenti misure di austerity accompagnate da una politica monetaria rialzista stanno diventando un fardello insopportabile per paesi come Grecia, Portogallo e Irlanda intrappolandoli in una spirale debitoria di cui non si vede la fine. Non potendo disporre di meccanismi interni in grado di alleviare gli stress finanziari, i policy makers e i contribuenti tedeschi stanno ora affrontando la realtà : l’unica via per salvare l’Euro rimane quella di arrivare ad un’unione fiscale oltre all’impegno della Germania di sottoscrivere o garantire i debiti dei Paesi periferici. Ovviamente si tratta di una presa di posizione difficile da sostenere per i politici, oltre al fatto che ciò potrebbe anche risultare incostituzionale secondo la Carta tedesca. Con il Fondo Monetario Internazionale pronto a ricordarci che l’eventualità di un contagio globale potrebbe far apparire il fallimento di Lehman alla stregua di un “tea party” qualora la crisi del debito europeo non venisse risolta, questa è una storia destinata a tenere banco per molto tempo ancora.,Negli Stati Uniti, nonostante l’accordo per l’innalzamento del limite di indebitamento del Paese, Repubblicani e Democratici rimangono ideologicamente su fronti opposti riguardo alle soluzioni su come mettere un freno alla spirale negativa del debito americano. I Repubblicani infatti si oppongono a qualsiasi proposta di aumento delle tasse al fine di trovare nuove misure che consentano di tagliare il deficit di bilancio di circa 15milioni di miliardi di dollari. I Democratici vorrebbero alzare le tasse e tagliare la spesa secondo un approccio più bilanciato per arrivare ad un compromesso nel tentativo di proteggere quella strato sociale più vulnerabile. Nonostante il taglio del rating sul debito Usa da parte di Standard and Poor’s, sia Moody’s che Fitch hanno riaffermato la tripla A, seppur con una serie di avvertimenti. Qualora infatti non venisse raggiunto un accordo ulteriore sui tagli da apportare al bilancio entro il mese di Novembre, potremmo assistere ad ulteriori downgrade e gli Stati Uniti potrebbero così perdere la tripla A a livello globale con notevoli conseguenze, tra le quali certamente anche quella di ottenere prestiti a costi superiori rispetto agli attuali.
Ultimo punto, anche se non certo per importanza e quasi a piè di nota rispetto agli altri due, il Presidente della Fed Ben Bernanke ha indicato che, se i dati economici e quelli relativi al mercato del lavoro dovessero rimanere deboli, potrebbe aumentare la pressione per ulteriori stimoli monetari o economici. Qualora questo dovesse essere il caso, aspettiamoci di assistere ad un biasimo globale da parte delle economie emergenti come Cina, Brasile e India, già estremamente esplicite lo scorso anno su questo punto, a causa degli effetti combinati di inflazione in crescita e prezzi delle materie prime causate da questa iniezione di liquidità".



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lunedì 15 agosto 2011

Downgrade USA? Tutta colpa della Cina!



Riporto un' articolo interessante trovato su Tren On-line, un punto di vista diverso sul perchè della crisi.

"Il downgrade degli USA è voluto con lo scopo di riacquistare debito dalla Cina da parte degli stessi Stati Uniti, attesi forti ribassi per il FTSE MIB.

E’ cosi che la pensa David Pascucci, capogruppo dell’ Università Tor Vergata alle Universiadi del trading attualmente in corso, il giovane talento romano e il suo gruppo hanno fatto segnare una performance del +16,22% da marzo ad oggi con mercati in crollo.
David si è classificato secondo all' Investment Challenge organizzato da Credit Suisse.

David, cosa pensi di quello che sta accadendo sui mercati internazionali, abbiamo toccato il fondo o ci sarà ancora da soffrire dopo il taglio del rating agli USA?

Il downgrade da parte di S&P sul debito americano (AA-) aumenta e consolida l’incertezza sui mercati che sono improntati verso nuovi ribassi.
Il tesoro USA ha subito contesta il taglio che, a mio parere, è un taglio più che giusto anche perché stiamo parlando di un paese che fino a qualche giorno fa stava sull’orlo di un Default Tecnico (difficoltà nel rimborsare le scadenze brevi) “salvato” da una decisione presa all’ultimo secondo;
come è possibile che un paese sull’orlo di un default abbia la tripla A?
Il downgrade degli USA è però voluto e vi spiego il perché:
Il fulcro della crisi economica, come ben sappiamo, è nato dagli ABS, RMBS e le altre cartolarizzazioni immesse nel mercato legate alla solvibilità dei mutuatari americani.
Tutto questo avvenne tra il 2007 e il 2008.
Le domande da porsi per capire perché siamo ridotti così adesso sono: Ma prima cos’è successo? Perché gli americani si sono ritrovati a essere insolventi?
La risposta è “Cina”.
Sembrerà strano ma dobbiamo tutto alla Cina e al WTO. Come ben sappiamo la Cina ha avuto nell’ultimo decennio una crescita economica a dir poco spaventosa dovuta soprattutto al basso costo di manodopera e alla delocalizzazione produttiva da parte di investitori esteri tra cui proprio gli USA.
Grandi centri industriali come Detroit o Phoenix si sono letteralmente svuotati delle industrie che avevano per cominciare la produzione in paesi con più bassi costi di manodopera come ad esempio la Cina emergente dell’epoca.
Ovvia la conseguenza di un aumento della disoccupazione in USA che, andando avanti nel tempo, si è vista sempre più in crescita insieme all’aumento dei “poveri”.
Di qui il problema dei mutui e dei relativi SPV , nonché l’inizio della fine.
Prima i problemi con Bear Stearns con i suoi fondi specializzati in ABS, quelli di AIG, Fannie Mae & Freddie Mac, poi altre banche che dovevano fallire hanno accentuato il tutto.
Dopodiché si è partiti con drogare il mercato con i Quantitative Easing 1 e 2.
Ho sottolineato “drogare” perché il mercato, in quei periodi, è salito senza un motivo reale. Farò un esempio alquanto superficiale ma sono del parere che l’economia è come un essere umano:
quando si droga prova belle sensazioni e si sente bene inconsapevole di stare veramente male.
Quando la droga finisce va in crisi di astinenza e necessita di una disintossicazione.
Dopo questo downgrade penso che gli USA non abbiano in mente di fare un QE3 anche perché non se lo possono permettere!
Dopo questa digressione sulla crisi attuale tornerei sull’argomento principe: il fatto che il downgrade degli USA è voluto.
Il downgrade servirebbe agli USA per far rientrare gran parte del debito dalla Cina che ne detiene una quota rilevante, tant’è vero che la stessa Cina, alla notizia del downgrade, si è alquanto alterata chiedendo anche garanzie (di che tipo??non si sa).
Questo è solo l’inizio perché la stessa cosa sta succedendo, e continuerà per i prossimi mesi, in Europa dove Italia e Spagna da parecchio tempo non stanno subendo i reviews delle agenzie di rating.
È molto probabile che il debito italiano venga rivisto entro la fine del mese e, proprio questo evento, potrebbe creare altri problemi per via del fatto che l’Italia è comunque un paese del G7 definito volgarmente “periferico” in un sistema chiamato Europa dove il rischio sistemico è altissimo.

Quali sono le tue attese per i mercati? Dalle tue parole si intuisce una view fortemente ribassista, dove andrà a tuo parere il FTSE MIB?

il Ftse Mib quota a 16000 punti.

La prossima settimana, molto probabilmente, assisteremo ad un rintracciamento, ma attenzione! Il rintracciamento in questione non è dovuto né ad una questione tecnica (in un mercato del genere c’è poco di tecnico) né ad una questione di fiducia, bensì al cosiddetto Flight to quality e alla scusa che i mercati si trovano in ipervenduto. Verranno venduti bonds e verranno comprate equities, il tutto appoggiato da un oro che vedrà il ritorno in area 1600$.
Ovviamente mi darete del matto dicendovi queste cose, ma il problema in fondo è ridare fiducia ai mercati con interventi di policy (guarda Italia in questi giorni) e belle parole consolatrici che attireranno quella fascia di investitori (ignoranti) che verranno attratti dalle parole e, soprattutto, dai prezzi bassi.
Il rimbalzo sarà consistente e ridarà un pizzico di fiducia ai mercati, quella fiducia che basta per far scaricare le vendite e portare di nuovo giù gli indici.
Ftse Mib che toccherà quota 17200 (+7,8% dai livelli attuali) per puntare successivamente al ribasso verso i 13500 con obiettivo al di sotto dei minimi del 2009 a 12620.
L’oro arriverà sopra i 1700$ e 1800$ nel lungo periodo, così come il franco svizzero che vedrà nuovi massimi contro euro e dollaro americano.
Questo rimbalzo sarà supportato da tante parole e pochi fatti e servirà unicamente ad attrarre, passatemi il termine, nuovi polli da spennare.
Sembra che l’unica soluzione sia affossare la Cina, la quale si trova sull’orlo di una crisi immobiliare per via della pessima distribuzione di ricchezza, e far orientare il centro del mercato tra USA ed Europa, altri salvataggi non servirebbero a nulla se non a peggiorare l’attuale situazione.
Il mercato sconta tutto e ora stiamo pagando il conto salatissimo di salvataggi, manovre di policy a dir poco criminali di banche centrali, banche di investimento e governi.
Se ci pensiamo stiamo peggio di 2 anni fa quindi il raggiungimento dei minimi del 2009 è più che giustificato.
Vi dico solo che in Cina ci sono quartieri di case nuove completamente disabitati (abitati per il 10%) per via della mancanza di affittuari e compratori, se questa non è una bolla immobiliare che cos’è? Per questo la Cina è preoccupata di questa situazione, perché è consapevole in che situazione versa la sua economia, forte ma con fondamenta fragili.

Articolo a cura di Enrico Ciccone (intervista rilasciata domenica 7 agosto 2011)"

Fonte: http://www.trend-online.com/prp/downgrade-usa-colpa-cina-080811/

domenica 12 giugno 2011

Reloaded

Ogni tanto è proprio il caso di ricaricarsi, di tornare da dove si è partiti e guardare il cammino che abbiamo fatto da una prospettiva diversa. Ogni giorno mi sveglio sperando sempre di trovare all'interno di questo mondo qualcosa di nuovo, invece è sempre lo stesso; certo, certo ogni giorno ci sono momenti felici, ogni giorno può succederci qualcosa che può cambiarci. Ma io parlo di novità, di veri e propri eventi in grado di cambiare l'aspetto stesso dell'essere.
Il Blog qualcuno dice che sia un modo per comunicare agli altri ciò che pensiamo, ciò che sappiamo e ciò che ci piace. Del resto uno deve scrivere di quello che sa, di quello che è o di quello che spera sarà, ma quando dentro di se si è vuoti non si può che mostrare quello che non vorremmo, quello che non ci piace. Questo è proprio il problema di oggi, non c'è più niente di interessante. Niente riesce ad attirare la mia attenzione è diventato tutto così noioso, il mondo è "meccanizzato", ogni tanto c'è una guerra, ogni tanto c'è una crisi, poi arriva la ripresa. Sempre che tutto questo esista, noi del resto non possiamo che fidarci di quello che ci dice l'informazione.
E i coetanei, i giovani, molto probabilmente ha ragione Vivienne Westwood, la stilista che inventò il punk, a dire che i giovani d'oggi sono soltanto "stronzi che galleggiano nella merda". «Questo è un mondo terribile, dove nessuno pensa: guardano tutti la tv, nessuno legge libri, si interessa d'arte: la gente vuole continuamente esprimere se stessa, ma non ha dentro nulla e non ha niente da dire, sono solo noiosi, i giovani, poi, non sono preparati a capire il mondo: non è che siano stupidi, ma sono bombardati per diventare dei consumatori».
Sono riusciti a fare la cosa peggiore che potesse capitare, distruggere il nostro spirito.
Ma noi dobbiamo lottare, combattere riprenderci quello che è nostro far vedere che ognuno di noi è ancora una macchina inesauribile di idee, che ognuno di noi da solo può contribuire a migliorare il mondo e che tutti insieme possiamo cambiarlo.

giovedì 20 gennaio 2011

Chi ha paura del dragone?

"Da anni si ipotizza che il prossimo conflitto mondiale,(molti ne sono certi), vedrà il confronto tra Cina e USA, le due superpotenze di questo secolo (la prima in ascesa, la seconda in declino), da anni ormai esce un videogames molto famoso Fallout che ipotizza questa tragica cosa nel 2077.Una guerra per le risorse, non ideologica. Un confronto già in atto per l'energia, dove la Cina ha raggiunto il primato mondiale dei consumi e da due anni è il primo importatore di petrolio dall'Arabia Saudita, superando gli Stati Uniti.
Lo yuan, (la valuta cinese) e il dollaro sono destinati a una inevitabile guerra monetaria a livello mondiale. Il valore dello yuan è per ora mantenuto basso in modo artificiale dal governo cinese per aumentare le esportazioni. Una manovra contestata dall'Occidente e che ha portato il deficit commerciale statunitense verso la Cina a 250 miliardi di dollari nel 2010. In futuro si passerà probabilmente dai petroldollari ai petrolyuan. La Cina è la prima nazione detentrice di titoli pubblici americani con 895,6 miliardi di dollari. Se li vendesse l'economia a stelle e strisce crollerebbe, per ora non le conviene per via delle esportazioni, ma il futuro è incerto per la richiesta di un nuovo protezionismo da parte delle aziende americane. Lo shopping cinese del debito pubblico, e quindi delle sovranità nazionali, avviene anche in Europa. La Cina detiene 630 miliardi di euro di titoli UE e continua ad acquistare come è avvenuto la scorsa settimana in Portogallo. A Bruxelles la Cina è la vera banca europea.
Il presidente cinese Hu Jintao è stato definito da Forbes l'uomo più potente del mondo. La diminuzione delle risorse agricole e l'aumento della popolazione ha creato un nuovo colonialismo: quello agricolo. Si conquistano immensi terreni in Sudamerica e in Africa con la valuta al posto delle armi. In prima fila c'è sempre la Cina. Le basi americane circondano la Cina nel Pacifico con una doppia linea dal Giappone alle Filippine, da Guam a Okinawa. La Cina importa l'80% del petrolio attraverso lo stretto di Malacca. Il predominio navale nel Pacifico è fondamentale per la sua esistenza, ma sui mari comandano gli Stati Uniti. Gli investimenti cinesi nelle armi hanno avuto una forte accelerazione negli ultimi anni. La Cina è ancora lontana dal gigantesco apparato militare USA che conta, ad esempio, 11 portaerei verso nessuna cinese, 900 aerei da combattimento vs 290 e 56 cacciatorpedinieri vs 28. Il tempo è dalla parte della Cina se non viene interrotta prima la sua espansione militare e economica. In Italia abbiamo mediato al nascente conflitto alla nostra maniera, realizzando una fusione, un sincretismo internazionale. Basi americane ovunque e nuove aziende cinesi che si moltiplicano come i funghi dalla ristorazione alla moda, in Veneto un'azienda su quattro del settore è cinese e una base militare su due è statunitense".

fonte: http://www.beppegrillo.it/

"Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre". Alber Einstein

domenica 9 gennaio 2011

I problemi irrisolti del nucleare

Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 21 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva.

Non esistono soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro decomissioning. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati.

Oltre al problema legato alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste anche la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per la possibile costruzione di bombe, a maggior ragione in uno scenario mondiale in cui il terrorismo globale è una minaccia attualissima. Gli
impianti nucleari attivi se da una parte possono diventare obiettivi sensibili per i terroristi, dall’altra producono scorie dal cui trattamento viene estratto il plutonio, materia prima per la costruzione di armi a testata nucleare. Nell’attuale quadro mondiale si corre il forte rischio che ci possano essere Paesi che vogliano sfuggire al controllo della comunità internazionale - come nel caso dell’Iran -, che potrebbero utilizzare il nucleare civile come grimaldello per dotarsi di armamenti nucleari.

Occorre poi fare i conti con le riserve di U235 (l’uranio fissile altamente radioattivo che, al ritmo di consumo attuale, è disponibile solo per qualche decennio - se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio”) e con i tempi di realizzazione delle centrali. Per realizzare una nuova centrale nucleare occorrono almeno 10 anni, senza considerare le inevitabili proteste delle popolazioni eventualmente interessate dall’insediamento. Se non si riesce a realizzare la tecnologia dei cosiddetti reattori autofertilizzanti (finora tutti i prototipi - come nel caso del SuperPhoenix - sono stati un fallimento), un Paese come il nostro, che deve ripartire da zero visto che ha fortunatamente abbandonato la produzione elettrica da nucleare, metterebbe in campo ingentissime risorse per una tecnologia che usa una fonte naturale - l’uranio - in via di esaurimento e che potrebbe usare per pochissime decine di anni, creando tra l’altro immensi problemi e per millenni per le generazioni future, con le scorie altamente radioattive.


sabato 8 gennaio 2011

Severn Suzuki, (Nazioni Unite 1992).


Ed era solo il 1992, pensare che sono cambiate poche cose. Gli animali si estinguono, gli uomini muoiono di fame, la povertà aumenta e dall'altra parte, avviene tutto al contrario. It's a very, very mad world, mad world....

giovedì 6 gennaio 2011

Really Achieving Your Childhood Dreams

Randy Pausch ha tenuto la sua ultima lezione pubblica, la "Last Lecture" intitolata "Realizzate i Vostri Sogni d'Infanzia" ("Really Achieving Your Childhood Dreams"), presso la Carnegie Mellon University il 18 settembre 2007. Pausch ha tenuto la sua "Last Lecture" in seguito ad una serie di lezioni in cui prestigiosi accademici hanno dibattuto sul tema di un ipotetico "esposto finale" sulla base della precisa domanda "quale massima provereste a comunicare al mondo se sapeste di avere un'ultima possibilità di farlo?".

Discorso dello schiavo


‎"La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che nn ci servono...siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rockstar... ma nn è cosi, e lentamene lo stiamo imparando , e ne abbiamo veramente le palle piene".